venerdì 31 agosto 2012
giovedì 23 agosto 2012
Memorie
Ci siamo conosciute quando i nostri giovani corpi
producevano ormoni mentre adesso scherziamo sulle nostre carenze da menopausa.
C’è chi nasconde gli anni per ingannare l’amante, chi li
ostenta, chi evita l’argomento.
Ad ogni incontro un anno o più è passato e purtroppo alcune
di noi per motivi dolorosi mancano all’appello, ma c’è anche chi fa quasi
ritorno dall’aldilà, e l’abbraccio è carico di gioia per quell’amica che
fortunatamente non ha lasciato vuoto il posto.
Le ore volano e tra sincere lacrime, sorrisi o sonore risa i
giorni del tempo trascorso ci passano davanti e noi come
doppiatori fedeli scorriamo le
immagini per dare voce alle scene rievocate.
In un’ ammaliante cornice della campagna toscana, figli,
mariti, compagni, madri, padri, nipotini, parenti, amici popolano i nostri racconti; ci aggiorniamo sulle nostre vite. Tra noi confidiamo in parole di
conforto, in cenni di comprensione e bonari rimproveri per ricordarci a vicenda la via per star bene.
Legate da ricordi
comuni di anni di scuola, in cui da giovani maestre pensavamo di cambiare le
regole per una nuova istruzione, per nuovi modelli educativi, adesso
l’argomento lavoro compare solo a brevi
tratti come un’illusione che vuol rimanere il più possibile pura.
Il mio tacito incarico, per queste occasioni, è quello di
portare una dolce spuntino, che è sempre accolto con grande entusiasmo,
quest’anno ho optato per una morbida e profumata torta di frutta.
A
Liana, Anna, Marta e Valentina
CLAFOUTI’ AI
TRE FRUTTI
Ingredienti:2 o 3 pesche, 15 susine,15 albicocche, 3 uova, 6
cucchiai di zucchero semolato più quello necessario per la teglia e la
doratura, 200ml di panna fresca o latte, 80/ 100g di farina, burro q.b, 1
stecca di vaniglia, un pizzico di sale, circa 300g di crema pasticcera.
CREMA PASTICCERA:1 uovo , 50 g. di zucchero, 10 g. di zucchero vanigliato o aroma di vaniglia, 1 cucchiaio e mezzo di amido di frumento(frumina), 1 pizzico di sale, 300g litro di latte caldo.
Imburrare una teglia e spolverizzare di zucchero.
Tagliare susine e albicocche a metà e le pesche sbucciate a spicchi.
Tagliare susine e albicocche a metà e le pesche sbucciate a spicchi.
Aggiungere delicatamente la farina setacciata e la panna, si dovrà ottenere
una pastella semi fluida.
Versare l'impasto nella teglia sopra alla crema.
Mettere in forno statico a 180° per 25/30minuti.
Sfornare e capovolgere su carta forno , poi adagiare di nuovo nella teglia.
Spolverizzare il clafoutì con zucchero semolato, rimettere di nuovo in forno con grill delicato o funzione ventilata e far colorire la superficie.
Servire il dolce tiepido spolverizzato con zucchero vanigliato, accompagnato con una
gelato morbido alla crema.
L‘impasto
del clafoutì può essere aromatizzato con
cannella, limone o liquore a piacere, alla farina può essere aggiunta farina di mandorle o di cocco in quantità di
2 cucchiai.
martedì 21 agosto 2012
Crogiolarsi al sole
La canicola può mandare in tilt le facoltà cerebrali di
molte persone;qualcuno si deprime fortemente, qualcuno diventa irascibile,
qualcuno si crogiola al sole senza ascoltare la voce della propria pelle; tutti
catturati dall’afa, apparentemente privi di razionalità.
Io credo di avere una momentanea attrazione verso il
ventilatore, ma spio dalle fessure della
finestra la luce accecante, l’aria bruciante che già i mass media ci
preannunciano prima che possiamo sensorialmente percepirla, tanto che ci è
tolto il gusto di sorprenderci o di lamentarci, perché abbiamo già vissuto
tutto nell’immaginario.
Comunque sorveglio dalla fessura la metamorfosi lenta ma costante delle mie
pere che dovranno candirsi, esperimento casalingo azzardato, distese sulla loro
graticola assorbono il sole e non si
scompongono al mio sguardo.
Penso liberamente al
loro esito e al loro utilizzo e arrivo a ringraziare il solleone.
PERE CANDITE
INGREDIENTI:2kg di piccole
pere molto dure, circa 500g di zucchero,
200g d’acqua.
Sbucciare le pere
dividendole a metà ed asportare il torsolo.
Mettere al fuoco una
casseruola con l’acqua e 350g di zucchero.
Quando bolle adagiare le mezze pere
e cuocere per 3 minuti minuti.
Infine scolare.
Cuocere per altri 5
minuti lo sciroppo, togliere dal fuoco e
immergevi le pere. Lasciare in infusione per 2 giorni.
Il terzo giorno scolare
le pere, bollire di nuovo lo sciroppo
con l’aggiunta di 50g di zucchero,
togliere dal fuoco e immergere ancora la
frutta.
Ripetere altre due volte
il procedimento con le stesse dosi di zucchero e gli stessi tempi. La polpa
della frutta diventerà via via sempre più lucida e trasparente.
Il quinto giorno scolare
le pere, aggiungere 60g di zucchero, far bollire lo sciroppo, immergere la
frutta, spengere il fuoco e lasciare per 2 giorni le pere nello sciroppo. Se la
frutta non risulta ancora trasparente ripetere la stessa
operazione (con identica dose di zucchero) e far riposare per 2 o 3 giorni
ancora.
Scolare la frutta che a
questo punto deve apparire lucida e lo sciroppo denso ma ancora
fluido.
Le pere candite si
possono conservare:
•
scolate dallo sciroppo e congelate
• in sacchetti di carta dopo averle fatte
asciugare bene su una gratella al sole
finché non siano ben prive di umidità.
• in vasetti sottovuoto immerse nel loro
sciroppo, in questo caso si dovrà togliere le pere dallo sciroppo, disporle in
vasi di vetro. Portare il liquido a ebollizione e versare lo sciroppo caldo nei
vasi, sulle pere, infine capovolgere per circa 20 minuti.
Con questa ricetta partecipo al contestvenerdì 10 agosto 2012
Daniela
Pronunciare un nome può essere doloroso per molto tempo,
quando la perdita è grande.
Ho impiegato anni per poter pronunciare di nuovo ”Daniela”, e
ancora oggi lo faccio con parsimonia perché sempre un nodo mi chiude lo
stomaco.
L’amica dell’adolescenza, la
confidente di quel tempo che ti segna con raffiche violente di amore e
di rabbia, io con lei stavo quieta.
Nel suo sguardo la dolcezza e la pazienza, nei suoi quindici
anni la bontà e l’assennatezza di una madre precoce, aveva attenzioni per me, governava la sua
famiglia, mai più ho conosciuto tanta gradevolezza.
Il suo fisico esile, il bel volto affilato, gli occhi
pacati, e i suoi capelli biondi, che curava tanto, e che nessuno ha pensato di sistemarle
dopo le ore atroci della sua
perdita.
La grande sofferenza vissuta senza rancore, eppure dire
addio alla vita così presto le è costato, ed a me perderla.
Si potrebbe pensare che il ricordo abbia reso migliore la
sua immagine ma non è così, solo chi la conosceva potrà darmi ragione.
Nonostante la sua giovane età lavorava, sapeva cucinare e lo faceva di
corsa nella breve pausa pranzo, si preoccupava per chi in famiglia
tornava dopo di lei.
L’osservavo mentre si muoveva agile ai fornelli, ascoltando
le nostre canzoni preferite, e con mia grande sorpresa ho capito di aver memorizzato quei gesti e le
sue ricette spesso improvvisate.
Le melanzane in padella
erano uno dei suoi piatti, oggi uno dei preferiti di mio figlio.
MELANZANE IN PADELLA
Ingredienti: melanzane
lunghe, basilico, aglio, peperoncino, erbe aromatiche a piacere(origano,nepitella,maggiorana..),
sale, olio extravergine, pecorino o parmigiano o ricotta salata a piacere.
Tagliare le melanzane a
metà per il lungo.
Incidere la polpa con dei tagli che si intreccino senza
intaccare la buccia.
Allargare i tagli e mettere dentro fettine d’aglio.
Pezzetti di peperoncino.
Basilico sminuzzato grossolanamente.
Salare.
Mettere in una padella
l’olio e le melanzane con la polpa a contatto della
Coprire e cuocere a fuoco piuttosto dolce finché
bucandole con una forchetta risulteranno tenere e leggermente rosolate. Attenzione a non rosolarle troppo altrimenti risultano amare.
Capovolgerle aiutandosi con una palettina.
Mettere sulle melanzane le erbe aromatiche gradite.
Spolverizzare con il formaggio prescelto prima di servire.
Oppure con una spolverata di briciole di pane rese croccanti in padella con olio.
lunedì 6 agosto 2012
Una storia infinita
V. era un bambino che aveva
qualche problema a scuola.
Iolanda , che lo aveva avuto dopo
i quarant’anni, gravidanza imprevista per un’età in cui le donne allora erano
considerate già vecchie, con l’esperienza di madre matura intuiva che quel
terzo figlio andava aiutato.
Chiese a me, allora studentessa,
di seguirlo nei compiti.
Seduta alla scrivania mettevo da
parte i miei libri e accoglievo lui con i suoi.
Arrivava svogliatamente costringendomi sulla porta ad attenderlo, pur
essendo, invece, un bambino vivace e dinamico in altri momenti.
In me allora non c’era,
ovviamente, niente dell’insegnante di adesso ed i disturbi dell’apprendimento
erano sconosciuti, in Italia, anche agli addetti al mestiere; così V. come tanti bambini
era definito uno scolaro intelligente ma
svogliato, spesso lasciato a bollire nel suo brodo, visto che non voleva
collaborare.
Io vedevo la sua fatica e
coglievo quel blocco che gli impediva di memorizzare le tabelline, imparare a fare calcoli e a scrivere senza
errori. Non sapevo spiegarmi le sue
difficoltà ma intuivo che lui non ne era responsabile, mi
sentivo impotente e di tutto questo
parlavo con Iolanda, donna sensibile ed intelligente, che non si dava pace per
gli insuccessi scolastici del suo ultimo nato.
Da parte mia ancora non sapevo
quanti altri alunni avrei incontrato negli anni a venire che mi avrebbero
ricordato quel bambino dal sorriso dolce e dallo sguardo un po’ triste, che
tante frustrazioni subiva per la scuola, con quanti neuro psichiatri avrei
dovuto discutere e essere umiliata come
insegnante che fallisce con un bambino intelligente, e quanto tempo sarebbe
passato prima di poter dare un nome a quel disturbo, per tutelare , aiutare,
accompagnare in un percorso il più possibile sereno tutti coloro che ne sono
coinvolti, aiutata, come professionista, da coloro che possono e devono farlo.
Giovane e inesperta cercavo di comprendere i suoi bisogni dialogando con lui senza capire che se avesse potuto
dirmi il suo problema sarebbe stato geniale.
Per un certo periodo le divisioni
a due cifre ci ossessionarono entrambi, non riusciva assolutamente a tenere
sotto controllo l’algoritmo per venirne a capo, c’erano giorni in cui mi
sembrava che avessimo fatto un piccolo progresso, poi il giorno dopo tutto
daccapo. Decisa a non mollare una volta gli chiesi:
-Perché non cerchi di ricordare,
di farcela, così possiamo fare qualcosa di nuovo e smettere di annoiarci con le
divisioni.
Accigliò lo sguardo e serio serio
mi rispose:
-A che serve… tanto se imparo una cosa poi ce n’è subito un’altra da studiare.
Compresi che la sua fatica era
tanto grande e nei giorni a venire dopo un breve esercizio scansavo i libri e
comparivano la dama, le carte, il gioco dell’oca, la battaglia navale, giochi con le parole, tutti quelli che ricordavo del mio mondo di bambina; il suo sguardo si
illuminava ed io sapevo che comunque contava e scriveva.
Qualcosa avevo intuito, almeno
saliva le scale più in fretta e si sbrigava, con il mio aiuto discreto, a fare
quello che non gli piaceva.
Molti anni dopo Iolanda mi
confidò di aver ascoltato una trasmissione alla radio e di aver capito che le
difficoltà che suo figlio manifestava potevano essere diagnosticate come
disturbi specifici dell’apprendimento per i quali andavano attivati percorsi
educativi mirati, le cadde una lacrima
perché le madri provano sensi di colpa anche se magari spettano più ad
altri, io non potei far altro che annuire confermando ciò che diceva anche se
non c’era diagnosi certa.
Io e V. ci siamo persi di vista,
spero solo che non mi ricordi fra le sue
sofferenze scolastiche, vorrei chiedergli scusa perché ora so che non ci si può
improvvisare insegnanti , ho saputo che è padre e la sua esperienza potrà
aiutarlo, ma vorrei anche dirgli che aveva compreso purtroppo attraverso la sua
sofferenza che imparare è una storia infinita, non si finisce mai di di modificare, di migliorare ed arricchire il nostro sapere, frutto sempre e comunque di fatica.
La Legge dell’8 ottobre 2010, nº
170 riconosce la dislessia, la
disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di
apprendimento, denominati "DSA".
Adesso il diritto allo studio degli alunni con DSA è
garantito mediante molteplici iniziative promosse e attraverso la realizzazione
di percorsi individualizzati nell'ambito scolastico.
Ma una legge da sola non può bastare, come insegnanti dobbiamo imparare ancora e sempre.
La risposta che V. diede a suo tempo alla mia domanda, può far
sorridere, ma nasconde una realtà, e a
proposito di non finire mai d’imparare, anche in cucina, questa è una regola piuttosto costante.
Ogni ricetta, ogni procedimento può essere modificato, migliorato e nuovi ingredienti aggiunti.
Ogni ricetta, ogni procedimento può essere modificato, migliorato e nuovi ingredienti aggiunti.
Dopo queste riflessioni, per
addolcire un po’, ecco il gelato, sul quale mi cimento ogni estate, tempo in cui apro la mia gelateria in famiglia.e il cui procedimento ed
ingredienti modifico per cercare di ottenere risultati migliori.
Gelato
di cioccolato fondente
Ingredienti per 500g di gelato:
250g di latte ridotto( bollito per 40/50 minuti con 80g di zucchero), 160g di
panna fresca, 200g di cioccolato fondente, 1chiaro d’uovo per la meringa ( per
la preparazione della meringa ved. ricetta gelato di crema http://cucinarestorie.blogspot.com/2011/08/gelati-e-segreti.html),
un cucchiaino raso di farina di semi di carrube.
Sciogliere a bagnomaria il cioccolato,
unire la farina di carruba e poco latte ridotto caldo, tenere sul fuoco 2
minuti poi aggiungere il resto del latte,spengere, raffreddare .
Unire al miscuglio ben freddo la panna. Far riposare un giorno in frigorifero. poi versare nella gelatiera.
5 minuti prima che finisca la montatura unire la meringa preparata.
La montatura del gelato deve essere morbida, non compatta, altrimenti il gelato indurisce. Mettere il gelato in una vaschetta , se gradite, spolverizzare con delle nocciole tostate e tritate.
Chiudere e conservare in freezer.
Gelato mou
Ingredienti per circa 500g di
gelato: 500g di latte, 150g di panna fresca, 110g di zucchero, ½ cucchiaino di
bicarbonato di sodio, mezza stecca di vaniglia.
Questo gelato è ottenuto
utilizzando la ricetta del dolce nazionale argentino”dolce di latte” che si
presenta come una crema densa dal dolce sapore e anche il gelato risulterà molto cremoso.
Aprire la stecca di vaniglia
con la punta di un coltellino, raschiare i semi che nel latte sprigioneranno
tutto il loro aroma.
Porre in cottura a bagnomaria
il latte, la panna, lo zucchero , il bicarbonato, i semi e la stecca di
vaniglia.
Cuocere per circa 3 ore mescolando ogni tanto e aggiungendo acqua al bagnomaria.
La miscela assumerà gradualmente una colorazione ambrata sempre più intensa, riducendosi notevolmente di volume.
Lasciar raffreddare.
Eliminare la stecca di vaniglia.Far riposare un giorno in frigorifero.
Versare il gelato nella gelatiera.
La montatura del gelato deve essere morbida, non compatta, altrimenti il gelato indurisce. Mettere il gelato in una vaschetta.
Chiudere e conservare in freezer.
giovedì 2 agosto 2012
Agosto cucina mia non ti conosco
Lo slogan ,ovviamente ispirato
dalla calura, non vale certo per gli appassionati che troveranno in questo mese,
in cucina, molti prodotti di stagione profumati, caldamente colorati e quindi invitanti.
Agosto è uno dei mesi più ricchi di doni, così c’è
chi come me deve contrastare tra
la voglia di cucinare ed il caldo che toglie questo desiderio.
Comunque per aiutare chi si
dibatte fra questi problemi trovo che “il piatto unico” sia un’ alternativa
accettabile, in sé può riunire la soddisfazione di sapori e l’appagamento visivo per le varie tonalità.
Il piatto unico è utile per chi soffre terribilmente il caldo ai
fornelli, per chi pranza fuori casa per lavoro ma desidera cibo casalingo.
Può essere cucinato nelle ore in
cui l’afa è meno pressante, trasportato con un minimo di attrezzatura, consumato freddo o riscaldato, poiché varie
sono le tipologie.
Mi sento di sostenere la sua
bandiera anche per l’aspetto salutista, infatti spesso fornisce energia senza
appesantire troppo.
Riso basmati tutt'uno from Cucinare Storie
RISO BASMATI TUTT’UNO
Ingredienti per 4 persone: circa 100g di fagiolini,
3 zucchine, curcuma o zafferano o curry q.b., 1 piccolo petto di pollo, 2 uova,
salsa di soia q.b.,
sale , pepe, olio extravergine.
Mettere dei fagiolini tagliati a metà in acqua
bollente.
Salare, aggiungere il riso tipo basmati e cuocere
molto al dente. L’acqua può essere profumata con della curcuma o zafferano o
curry per chi ama una nota più piccante).
Tagliare a piccoli bocconcini il pollo o altra
carne, saltare in padella con pochissimo olio,
sale e pepe.
Scolare il pollo e nella stessa padella saltare anche zucchine tagliate
a dadini.
Togliere le zucchine e nella stessa padella strapazzare
un uovo a grandi fiocchi(la quantità delle uova dipende dalle persone, ogni 2
usare 1 uovo.
Scolare il riso.
Mescolare tutti gli ingredienti in padella,
aggiungere una spruzzata di salsa di soia a caldo e poi un pizzico di curry.
Questo piatto si gusta meglio tiepido e se riposa un
po’.
Si può rendere più fresco aggiungendo pomodoro
maturo a pezzettini e del mais.
Potete variare il piatto utilizzando pesce al posto
della carne e verdure a vostro piacere …peperoni, melanzane, carote o tutto ciò
che gradite.