giovedì 19 marzo 2020

In casa

Quando cominciava ad imbrunire, estate o inverno che fosse, le mamme si affacciavano alla finestra, qualcuna compariva sull'uscio e i vari nomi venivano pronunciati ad uno ad uno in un appello di fine giornata. Noi indugiavamo e in quel momento sembravamo una vera banda che volesse sfuggire all'arresto.
-È ora di stare in casa!
Il momento di quelle parole non era per noi mai gradito. Interrompeva giochi fantasiosi con draghi, principesse, principi  e regni in boschi incantati, battaglie fra indiani e cow boy, scovavano i nostri nascondigli così ben studiati,  bloccavano le conte, i salti , le arrampicate sugli alberi, gli scherzi , i litigi.
il momento più brutto della giornata lo annunciavano le voci più amate, i sorrisi più dolci, le braccia più accoglienti, ma ciondolavamo scontenti verso le nostre case e risuonavano con intonazioni diverse per età, sesso e voglia i  -Ciao a domani!
Varcare la porta di casa significava lasciare il mondo del "fuori" improvvisamente silenzioso e piano piano avvolto dall'oscurità.
Non avevamo giochi, computer, TV e nelle case non c'erano grandi svaghi per ingannare il tempo fino all'ora di cena, non restava che rannicchiarsi vicino al fuoco o guardare fuori dalla finestra le ombre, che un po' incutevano timore .
La fantasia trottava leggera e uno stecco , un coperchio,  un gomitolo aiutavano ad ingannare il tempo. I più grandi potevano aiutare a preparare la cena, cibi semplici ma pieni di calore per l'ultimo incontro di famiglia della giornata  senza distrazioni se non  voci e parole.
Mezze maniche con i broccoli




Spezzatino classico con polenta



Scaloppine ai funghi




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