Cerco il ricordo di lei e di quel melo che guardava la nostra giovinezza.
L’odore dei suoi capelli e della sua pelle si fondevano con quello delle mele Cotogne, mi sentivo inebriato da quel profumo dolce e vellutato e non vedevo l’ora di aspettarla, nell’ ottobre inoltrato, sotto l’albero dalla chioma densa e tondeggiante, carico di frutti.
L’albero ci attendeva ogni giorno, vigile del nostro acerbo sentimento.
Fra i baci e le carezze qualche mela cadeva, maliforme e pelosa rotolava incerta sulla sua forma asimmetrica, ciononostante sacra ad Afrodite, ridevamo felici per lo scampato pericolo.
Quei frutti, brutti d’aspetto, incorniciavano la nostra spensieratezza, conoscevamo da sempre il loro profumo che usciva dagli armadi e dai cassetti della biancheria.
Ne prendevamo in mano uno bitorzoluto e contorto, giallo oro, dalla buccia spessa e tormentosa, e giù a ridere per cosa sembrava.
Sapevamo di non dover addentare la polpa biancastra che solo cotta avrebbe liberato intensa dolcezza e profumo di miele.
Mettevamo le cotogne nel cestino che lei portava per raccogliere quelle mele da conserva, questa fu la bugia che coprì, per quasi un mese, i nostri incontri clandestini. Poi ci furono i funghi….le castagne…..i ramoscelli per accendere il fuoco, tanto durò il nostro fresco amore.
L’odore dei suoi capelli e della sua pelle si fondevano con quello delle mele Cotogne, mi sentivo inebriato da quel profumo dolce e vellutato e non vedevo l’ora di aspettarla, nell’ ottobre inoltrato, sotto l’albero dalla chioma densa e tondeggiante, carico di frutti.
L’albero ci attendeva ogni giorno, vigile del nostro acerbo sentimento.
Fra i baci e le carezze qualche mela cadeva, maliforme e pelosa rotolava incerta sulla sua forma asimmetrica, ciononostante sacra ad Afrodite, ridevamo felici per lo scampato pericolo.
Quei frutti, brutti d’aspetto, incorniciavano la nostra spensieratezza, conoscevamo da sempre il loro profumo che usciva dagli armadi e dai cassetti della biancheria.
Ne prendevamo in mano uno bitorzoluto e contorto, giallo oro, dalla buccia spessa e tormentosa, e giù a ridere per cosa sembrava.
Sapevamo di non dover addentare la polpa biancastra che solo cotta avrebbe liberato intensa dolcezza e profumo di miele.
Mettevamo le cotogne nel cestino che lei portava per raccogliere quelle mele da conserva, questa fu la bugia che coprì, per quasi un mese, i nostri incontri clandestini. Poi ci furono i funghi….le castagne…..i ramoscelli per accendere il fuoco, tanto durò il nostro fresco amore.
Tagliare a spicchi le cotogne (anche con la buccia).
Metterle al fuoco coperte a filo d’acqua .
Cuocere finché sono tenere.
Passare le mele a purea con il loro liquido di cottura( se si sono sbucciate si può usare il minipimer).
Aggiungere lo zucchero, secondo il gusto personale, dai 600 agli 800 grammi.
Cuocere per circa 20 minuti.
Sterilizzare i vasi mettendoli senza tappo in microonde per circa 5 minuti o in forno per circa 15 minuti. Versare la confettura bollente nei vasi chiudere con tappo nuovo e pulito,tenerli capovolti per almeno 20 minuti per mandare in sottovuoto.
Conservare in dispensa.
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