Passare l’estate in collina si rivelò un consiglio perfetto per la convalescenza di mia madre, reduce da una lunga malattia. Per me fu semplicemente un’esperienza meravigliosa e nei tre mesi passati lì forse si insediò il seme della mia futura passione per la cucina.
Avevo otto anni, fino ad allora non mi ero mai allontanata da Prato e comunque non avevo mai cambiato regione. Quel paesino sulle colline dell’Emilia Romagna mi sembrò un nuovo mondo, sia per l’aspetto geografico che per la lingua, quell’incomprensibile modo di parlare mi ispirò subito simpatia per l’accento gradevole e per la capacità comunicativa che avevano le persone.
Ci sistemammo come pensionanti nella casa di una vedova, brava donna, massaia perfetta che guardò me e mia madre con una certa preoccupazione; io ero una bambina minuta ed esile , la mamma magra e pallida sembrava perfino più vecchia della sua età. Ci accolse subito con affetto ed una certa compassione sotto la sua ala o meglio sotto il suo mestolo, dichiarando ,in dialetto, a mio padre che ci aveva accompagnato, qualcosa per me allora incomprensibile ma che voleva dire :
Avevo otto anni, fino ad allora non mi ero mai allontanata da Prato e comunque non avevo mai cambiato regione. Quel paesino sulle colline dell’Emilia Romagna mi sembrò un nuovo mondo, sia per l’aspetto geografico che per la lingua, quell’incomprensibile modo di parlare mi ispirò subito simpatia per l’accento gradevole e per la capacità comunicativa che avevano le persone.
Ci sistemammo come pensionanti nella casa di una vedova, brava donna, massaia perfetta che guardò me e mia madre con una certa preoccupazione; io ero una bambina minuta ed esile , la mamma magra e pallida sembrava perfino più vecchia della sua età. Ci accolse subito con affetto ed una certa compassione sotto la sua ala o meglio sotto il suo mestolo, dichiarando ,in dialetto, a mio padre che ci aveva accompagnato, qualcosa per me allora incomprensibile ma che voleva dire :
-Stia tranquillo le rimetto in sesto io.
Così fu.
La casa della signora Pia era linda e agghindata, una sorta di casa delle bambole.
In salotto, appeso in bella vista, c’era perfino un diploma di brava massaia ricevuto dal Podestà del paese, in tempi tristemente noti.
In casa c’era un buon profumo e questo mi rese subito ben disposta nei confronti di Pia.
Dal canto suo lei mi responsabilizzò subito affidandomi piccoli piacevoli compiti che oltre a farmi sentire grande e utile, mi fecero conoscere ben presto il paese e i suoi abitanti.
La casa della signora Pia era linda e agghindata, una sorta di casa delle bambole.
In salotto, appeso in bella vista, c’era perfino un diploma di brava massaia ricevuto dal Podestà del paese, in tempi tristemente noti.
In casa c’era un buon profumo e questo mi rese subito ben disposta nei confronti di Pia.
Dal canto suo lei mi responsabilizzò subito affidandomi piccoli piacevoli compiti che oltre a farmi sentire grande e utile, mi fecero conoscere ben presto il paese e i suoi abitanti.
Andavo a prendere l’acqua alla fonte, il latte appena munto, le uova fresche,e anche se capitava di rompere la bottiglia o qualche uovo c’era sempre un sorriso comprensivo, in fondo.... ero una bambina di città.
Credo che quella semplice donna, guidata dal buon senso, mi abbia compreso e abbia influito su di me in modo più positivo di quanto avrebbe fatto un moderno pedagogista.
Ben presto imparai i giochi di quei bambini dalle belle guanciotte rosate finché un giorno guardandomi allo specchio scoprii di averle anch’io.
Ben presto imparai i giochi di quei bambini dalle belle guanciotte rosate finché un giorno guardandomi allo specchio scoprii di averle anch’io.
Scivolavamo con il sedere calandoci da una piccola rupe, mia madre inconsapevole si meravigliava di dover rassettare continuamente le mie mutandine.
Ci aggiravamo nel piccolo cimitero facendo una sorta di “Indovina chi? Indovina quando?” ignari precursori del noto gioco.
Pia aveva come vicina di casa la sua amica Dina, con la quale aveva condiviso direi tutta la vita, da quelle due abili cuoche ho visto impastare farina e amicizia, sbattere divergenze culinarie , mescolare gli ingredienti delle loro famiglie e dell’intero paese.
Il profumo che si sprigionava quando loro si riunivano per armeggiare intorno al forno a legna è ancora un piacevole ricordo.
Pia aveva come vicina di casa la sua amica Dina, con la quale aveva condiviso direi tutta la vita, da quelle due abili cuoche ho visto impastare farina e amicizia, sbattere divergenze culinarie , mescolare gli ingredienti delle loro famiglie e dell’intero paese.
Il profumo che si sprigionava quando loro si riunivano per armeggiare intorno al forno a legna è ancora un piacevole ricordo.
Poiché il mio soggiorno a L.S fu lungo molte sono le cose conobbi e che posso raccontare scavando ora piacevolmente nella memoria.
PANE BOLOGNESE DI PASTA DURA
Ingredienti: 500g di farina, 1 cubetto di lievito di birra, 1 cucchiaino di sale, 60g di strutto o di olio extravergine, acqua q.b.
Impastare inizialmente farina, lievito, olio o strutto anche nel robot o nell’impastatrice aggiungendo poca acqua per volta ed il sale.
L’impasto deve risultare sodo tanto da dover continuare la lavorazione a mano e con una certa forza, per una ventina di minuti. Formare la grande palla e lasciar lievitare, per circa due ore, coperta con un canovaccio umido.
Dividere l’impasto in circa 8 porzioni, spianarle singolarmente con il matterello in strisce, procedere a modellare la pasta per creare le forme volute (garofano, montasù, mustafà, fuso, crocetta ecc.).
Disporre le forme ottenute ben distanziate su fogli di carta da forno, nelle teglie scelte per la cottura, coprire con un canovaccio umido o con la pellicola , far lievitare per circa 45 minuti.
Le forme dovranno risultare gonfie e la pasta ben levigata.
Trasferire il pane in forno già caldo a 200° e cuocere per 10 minuti, dopodichè abbassare la temperatura a 180° per altri 20/30 minuti fino a completa doratura.Sfornare e far raffreddare su una gratella.
Questo pane croccante e saporito si presta ad essere consumato con insaccati e formaggi, è buono fresco ma discreto anche dopo vari giorni.
PANE BOLOGNESE DI PASTA DURA
Ingredienti: 500g di farina, 1 cubetto di lievito di birra, 1 cucchiaino di sale, 60g di strutto o di olio extravergine, acqua q.b.
Impastare inizialmente farina, lievito, olio o strutto anche nel robot o nell’impastatrice aggiungendo poca acqua per volta ed il sale.
L’impasto deve risultare sodo tanto da dover continuare la lavorazione a mano e con una certa forza, per una ventina di minuti. Formare la grande palla e lasciar lievitare, per circa due ore, coperta con un canovaccio umido.
Dividere l’impasto in circa 8 porzioni, spianarle singolarmente con il matterello in strisce, procedere a modellare la pasta per creare le forme volute (garofano, montasù, mustafà, fuso, crocetta ecc.).
Disporre le forme ottenute ben distanziate su fogli di carta da forno, nelle teglie scelte per la cottura, coprire con un canovaccio umido o con la pellicola , far lievitare per circa 45 minuti.
Le forme dovranno risultare gonfie e la pasta ben levigata.
Trasferire il pane in forno già caldo a 200° e cuocere per 10 minuti, dopodichè abbassare la temperatura a 180° per altri 20/30 minuti fino a completa doratura.Sfornare e far raffreddare su una gratella.
Questo pane croccante e saporito si presta ad essere consumato con insaccati e formaggi, è buono fresco ma discreto anche dopo vari giorni.
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