martedì 8 marzo 2011

Cenci

Se a Prato parli di cenci, tocchi il tasto del gusto ma anche il ricordo di un antico lavoro.
I cenciaioli mi davano un senso d’inquietudine quando ero bambina, mi sembravano uomini a metà, di loro, che se ne stavano seduti per terra , potevi vedere solo il busto perché le gambe erano nascoste da mucchi di cenci o stracci che dir si voglia; i panni divisi per colore formavano montagne anche sgargianti ma per me niente affatto rassicuranti.
Non so perché quando mi spingevo negli stanzoni dei cenciaioli, vicino a casa mia, pensavo che tutti quegli indumenti fossero abiti di persone morte e mi sentivo il gelo nelle ossa.
Rimanevo sulla porta a guardare quegli strani uomini che difficilmente alzavano la testa mentre smistavano lanciando qua e là i vari panni colorati.
Le montagne del nero e del bianco sovrastavano tutte le altre e poi c’erano la cassetta dei bottoni o delle fibbie e ad ogni nuovo lancio sentivi il tintinnio del metallo.
Si raccontavano strane storie sui cenciaioli e sulle cose che recuperavano tra gli stracci, si diceva che qualcuno di loro fosse diventato ricco per aver trovato monete d’oro, gioielli o rotoli di dollari in qualche lussuoso cappotto.
A me sembravano poveri, ai miei occhi di bambina apparivano, per la loro posizione, come dei mendicanti, di solito erano taciturni ma se uno di loro mi rivolgeva la parola scappavo via veloce.
Ogni tanto qualcuno si alzava lentamente, come se stare in piedi fosse per loro innaturale, e apriva una nuova balla dalla quale sgorgava un fiume di vecchie stoffe di ogni colore.
Nessuno nella mia famiglia si azzardava ad indossare qualcosa di quell’usato e non ho mai visto la mia mamma rovistare fra i cenci, non eravamo certo ricchi ma avevamo una dignità e il vintage non andava ancora di moda.

CENCI
Ingredienti:
1/2 kg di farina, 50 g di burro fuso, 100 g di zucchero, 1 bicchierino di vinsanto o sambuca o succo di arancia, scorza di limone o arancia  grattata, 2 uova , 1 bustina di lievito, succo d'arancia q.b, 1 pizzico di sale, olio di arachidi q.b.


Lavorare molto bene farina, uova, zucchero, burro fuso, liquore, scorza di agrume grattata e lievito, a mano, in planetaria o nel robot fino ad ottenere un pasta elastica e abbastanza consistente, adatta per essere tirata con il matterello o con la sfogliatrice, se necessario, aggiungere succo d'arancia.
Mettere l’impasto in un sacchetto per alimenti o pellicola e far riposare almeno 30’.Stendere la pasta  poca pasta per volta con il matterello o con la sfogliatrice(i cenci non devono attendere troppo prima di essere fritti perché tendono a fare la crosta, altrimenti non gonfiano, quindi  tirarne pochi per volta e friggerli subito a meno che non si lavori in coppia... chi stende e chi frigge).
Tagliare nella forma preferita (rombi, rettangoli,triangoli) l'irregolarità appunto dei "cenci", se eventualmente l’olio non è caldo coprirli con pellicola .
Mettere al fuoco una teglia, non molto grande, con abbondante olio di arachidi per friggere.
Immergere uno o due cenci alla volta, tenerli schiacciati con una ramina o con un mestolo forato o con una forchetta finché non si sente la spinta della pasta che gonfia.

Farli dorare da entrambe i lati

Poi sgocciolare su carta assorbente da cucina.

Al momento di servire spolverizzare di zucchero a velo vanigliato.
La dose della ricetta è abbondante ma una volta fritti se non si mette lo zucchero restano croccanti per vari giorni.Zuccherare quindi al momento.

2 commenti:

  1. Che storia affascinante quella sui cenci, un mondo vecchio ma per me completamente nuovo, tutto da scoprire, in Friuli non ne sappiamo nulla anche se abiamo altre storie di povertà. Grazie Ivana per questi regali che ci fai. Poi la dolce ricetta che ci proponi appaga gli occhi e la gola..grazie ancora.
    Luciana

    RispondiElimina
  2. Carissima come sempre i tuoi complimenti mi lusingano!
    Ciao! Ciao!
    Ivana

    RispondiElimina