venerdì 9 dicembre 2016

Bontà

Fin da piccola non riusciva a capire se poteva definirsi  persona buona o cattiva. Talvolta da piccola le era sembrato di fare cose particolarmente brutte, ma in seguito non era  riuscita consapevolmente a sentire se in fondo  a  sé , nella parte più nascosta ed inconfessabile c'era una bontà sincera o una cattiveria repressa. Magari queste sensazioni non erano una sua peculiare caratteristica, spesso si era chiesta se a  lei come ad ogni essere umano appartenessero entrambe le forme. Bontà e cattiveria in fondo come il bene ed il male vivono spesso in corrispondenza, come può esprimersi il bene se non elimina il male e viceversa.
Quanto sei buona..troppo buona...talvolta invece gli sguardi che le venivano lanciati erano carichi di giudizio su quanto fosse crudele esprimersi con tanta franchezza provocatoria, quasi a voler ferire o distruggere. Così crescendo le idee sulla questione  si erano ancora più confuse. Grandi amicizie o inimicizie, così era stato il suo raccolto .Ed ancora continuava a percepire intorno a se tali discordanze. Certo era che non aveva fatto niente per cambiare perché ancora in lei era l'incertezza.
Quando possiamo definirci buoni e quale sia la soglia  che attraversiamo per passare verso la cattiveria?

Poteva dire che per lei  mai il varco era stato cosciente o voluto razionalmente ma  certamente tante volte  aveva sentito su di sé una cappa di pesante valutazione negativa per i suoi comportamenti. Eppure lei sapeva quanto amore riusciva a provare, con quanta generosità riusciva a donarsi, ma percepiva anche la sua rabbia, il suo rifiuto, la sua  severità e quando li sentiva sopraggiungere erano naturali come i buoni sentimenti. Aveva amato i suoi genitori tanto da pensare di doverli proteggere, cosa alquanto innaturale, eppure era stata fedele a questa idea per tutta la loro vita, ora avrebbe voluto essere stata più cattiva e aver preteso che loro proteggessero lei. L'amore che provava come  madre  però era puro , incontaminato da qualsiasi brutto pensiero o azione, non esisteva un dubbio che la sfiorasse ed era il suo riscatto ed il suo successo personale.

La bontà  del mio cestino natalizio con prodotti e confezione  casalinga è pure una certezza.

 PAMPAPATO O PANPEPATO FERRARESE

Ingredienti per 1 pane o per 3 piccoli pani: 300g di farina00, 150 g di mandorle pelate(si possono utilizzare noci, nocciole o metà mandorle  e metà nocciole), 100g di cacao amaro, 150 g di canditi misti, 100 g di uvetta, 250 g di zucchero a velo(oppure 150 di zucchero e 100 di miele), 1/2 cucchiaino di pepe, 1 cucchiaino di pisto (spezie miste), 200 g di cioccolato fondente, 100 ml di marsala, acqua q.b., 1 cucchiaino di lievito per dolci (facoltativo), farina e burro per la tortiera, un pizzico di sale.

Tostare le mandorle in forno a 180° per circa 5 minuti su carta forno, mescolandole 1 o 2 volte.Tagliare i canditi a pezzetti.

In una ciotola capiente o nella planetaria setacciare la farina e  il cacao, unire lo zucchero, il sale,il pisto, il pepe ,( il lievito).
Mescolare per amalgamare gli ingredienti, aggiungere il marsala e l'acqua quanto basta per ottenere  un composto piuttosto consistente sodo e appiccicoso ma lavorabile , se occorre aggiungere ancora acqua.
 Infine unire le mandorle, l'uvetta ed i canditi,


 Lavorare in modo da farli amalgamare uniformemente all’impasto.
  Imburrare ed infarinare uno stampo di 22 cm, versare il composto formando una cupoletta oppure livellarlo. Si possono fare pani più piccoli in tal caso se ne otterranno 3.

 Coprire con un panno umido e lasciar riposare per 12 ore.

Cuocere a 160° in forno statico per circa 50'/60'.

Il panpepato sarà cotto quando in superficie si formeranno delle crepe, ma per sicurezza, infilare al centro uno stecchino di legno, che dovrà uscire asciutto. 
Togliere dal forno e far asciugare su una griglia. Coprire con un canovaccio di cotone mantenuto umido ma ben strizzato per 5-10 giorni, rinnovando ogni giorno la bagnatura e strizzatura  del canovaccio. Il panpepato assumerà un aspetto “umido” indice del fatto che si ammorbidisce. 


 Sciogliere a bagnomaria il cioccolato fondente.
Lasciar asciugare la superficie del pampapato togliendo il canovaccio umido e lasciandolo all'aria qualche ora. 
Con l'aiuto di con una spatola coprire prima il fondo del pane, mettere al fresco perché si  asciughi diventando duro. 
Quindi ripetete l'operazione colando il cioccolato sulla calotta fino a completa copertura. 

 Quando la glassa è solida in panpepato è pronto per essere gustato.

Si conserva anche a temperatura ambiente ben stretto in carta stagnola o carta paglia    e confezionato a piacere.

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