Passata la soglia dei quarant'anni dopo varie esperienze ero atterrata nella realtà del “meglio soli”.
Non c’erano state forti delusioni ma un lento scivolare nella ricerca della perfezione, trappola mortale dell’amore.
L’amore vive di imperfezione, si nutre di carenze, è assetato di mancanze, si appassiona dei difetti, è volutamente cieco.
Ero completamente fuori strada.
Nonostante tutto, poiché la solitudine non è una condizione umana favorevole, dentro di noi passeggia sempre l’idea di trovare qualcuno che ci accompagni, in realtà spesso troviamo chi ci precede o ci segue, camminare a fianco è obiettivamente difficile, trovare il giusto ritmo, rallentare o incalzare non per volere personale ma per mantenere il passo con chi ti trovi vicino.
Io aspettavo, ma ormai senza convinzione.
Il nuovo inquilino aveva destato la mia curiosità per i modi gentili, discretamente attraente, con un fisico ancora prestante per i suoi cinquanta anni, mi aveva confessato l’età sulla soglia di casa per giustificare scherzosamente il fiatone, dopo aver salito i sei piani di scale a causa di un guasto dell’ascensore.
Lo avevo invitato a cena, tranquillamente, con il solo scopo di conoscerci meglio, visto che condividevamo lo stesso pianerottolo. Mi sembrava un uomo di un certo vigore così avevo scelto un menù forte, decisamente maschio.
Ero scesa dal macellaio sotto casa, consumavo poca carne e quindi non ero una cliente assidua ma in varie occasioni mi aveva consigliato bene, dimostrandosi competente ed estremamente gentile, così avevo imparato a fidarmi. Quando gli chiesi la carne per il “peposo” mi propose un pezzo di muscolo di chianina, e poi aggiunse con fare malizioso:
-Andiamo sul piccante!
Sentii un caldo rossore sul viso, come se mi avessero sorpreso con il dito nel vaso della marmellata.
Lasciai cadere la battuta e sorrisi.
Il buon profumo del peposo invase le scale.
Preparai il tortino di patate che lo avrebbe accompagnato e proprio mentre lo giravo con maestria il mio vicino suonò il campanello. Entrò con una bottiglia di nobile chianti azzeccando perfettamente la combinazione.
La cena fu divertente, l’ospite abile nella conversazione e dotato di senso umoristico era piuttosto affascinante, piano piano il tono si fece più confidenziale, così mi parlò del suo compagno che presto lo avrebbe raggiunto nella nuova casa.
L’idea che mi aveva spinto alla scelta del menù non si era rivelata propriamente adatta, ma il piatto era gustoso, la carne di buona qualità e saporita fu apprezzata.
La mattina dopo mentre uscivo di casa notai il macellaio sulla porta del negozio, mi fece un cenno, mi avvicinai, mi chiese se ero rimasta soddisfatta e se il peposo era riuscito bene; cominciammo a parlare delle varie versioni della ricetta, seppi che si dilettava di cucina, non era toscano di origine e non aveva mai assaggiato il famoso spezzatino.
Lo invitai, con semplicità, per la sera stessa a fare un assaggio di quello che era avanzato.
Mentre salivamo le scale, a causa di un ennesimo guasto dell’ascensore, mi stava a fianco e non facevo fatica a tenere il suo passo.
Non c’erano state forti delusioni ma un lento scivolare nella ricerca della perfezione, trappola mortale dell’amore.
L’amore vive di imperfezione, si nutre di carenze, è assetato di mancanze, si appassiona dei difetti, è volutamente cieco.
Ero completamente fuori strada.
Nonostante tutto, poiché la solitudine non è una condizione umana favorevole, dentro di noi passeggia sempre l’idea di trovare qualcuno che ci accompagni, in realtà spesso troviamo chi ci precede o ci segue, camminare a fianco è obiettivamente difficile, trovare il giusto ritmo, rallentare o incalzare non per volere personale ma per mantenere il passo con chi ti trovi vicino.
Io aspettavo, ma ormai senza convinzione.
Il nuovo inquilino aveva destato la mia curiosità per i modi gentili, discretamente attraente, con un fisico ancora prestante per i suoi cinquanta anni, mi aveva confessato l’età sulla soglia di casa per giustificare scherzosamente il fiatone, dopo aver salito i sei piani di scale a causa di un guasto dell’ascensore.
Lo avevo invitato a cena, tranquillamente, con il solo scopo di conoscerci meglio, visto che condividevamo lo stesso pianerottolo. Mi sembrava un uomo di un certo vigore così avevo scelto un menù forte, decisamente maschio.
Ero scesa dal macellaio sotto casa, consumavo poca carne e quindi non ero una cliente assidua ma in varie occasioni mi aveva consigliato bene, dimostrandosi competente ed estremamente gentile, così avevo imparato a fidarmi. Quando gli chiesi la carne per il “peposo” mi propose un pezzo di muscolo di chianina, e poi aggiunse con fare malizioso:
-Andiamo sul piccante!
Sentii un caldo rossore sul viso, come se mi avessero sorpreso con il dito nel vaso della marmellata.
Lasciai cadere la battuta e sorrisi.
Il buon profumo del peposo invase le scale.
Preparai il tortino di patate che lo avrebbe accompagnato e proprio mentre lo giravo con maestria il mio vicino suonò il campanello. Entrò con una bottiglia di nobile chianti azzeccando perfettamente la combinazione.
La cena fu divertente, l’ospite abile nella conversazione e dotato di senso umoristico era piuttosto affascinante, piano piano il tono si fece più confidenziale, così mi parlò del suo compagno che presto lo avrebbe raggiunto nella nuova casa.
L’idea che mi aveva spinto alla scelta del menù non si era rivelata propriamente adatta, ma il piatto era gustoso, la carne di buona qualità e saporita fu apprezzata.
La mattina dopo mentre uscivo di casa notai il macellaio sulla porta del negozio, mi fece un cenno, mi avvicinai, mi chiese se ero rimasta soddisfatta e se il peposo era riuscito bene; cominciammo a parlare delle varie versioni della ricetta, seppi che si dilettava di cucina, non era toscano di origine e non aveva mai assaggiato il famoso spezzatino.
Lo invitai, con semplicità, per la sera stessa a fare un assaggio di quello che era avanzato.
Mentre salivamo le scale, a causa di un ennesimo guasto dell’ascensore, mi stava a fianco e non facevo fatica a tenere il suo passo.
PEPOSO
Questo piatto è tipico dell’Impruneta, località delle colline intorno a Firenze, rinomatissima per il famoso “Cotto dell’Impruneta” e sono stati proprio gli uomini che lavoravano nelle fornaci che lo hanno “inventato”.Il peposo è un piatto storico che veniva preparato durante la notte dai fornacini ovvero dagli artigiani che si occupavano della cottura dei vasi e delle mattonelle di terracotta imprunetina. La cottura procedeva per sei o otto ore, il tegame che conteneva il peposo era di terracotta e veniva posto all’imboccatura del forno per poterne prolungare la cottura.La lunga cottura, il pepe ed il vino consentivano di preparare “il peposo” che oltre tutto induceva a mangiarci insieme parecchio pane ed a fare delle robuste bevute.Per gli stomaci delicati (come direbbe il celebre Pellegrino Artusi) potete sostituire il pepe macinato con il pepe in chicchi, otterrete qualcosa di più delicato ma altrettanto gustoso.
Io vi propongo la versione senza pomodoro, con la cottura rigorosamente senza olio.
Ingredienti:1 kg di muscolo di chinina, 1 lt. di Chianti, 1 manciata di pepe nero o almeno 1 cucchiaio, 8 spicchi d'aglio vestito, pane toscano a fette, un mazzetto composto da salvia e rosmarino, sale.Tagliare a cubetti non troppo piccoli il muscolo di vitellone, farli girare nel pepe quindi disporli in un capace tegame, salare, aggiungere gli spicchi d’aglio senza pelarli.
Preparare il mazzetto di odori e unirlo alla carne.
Coprire con abbondate chianti classico, mettere il tegame coperto sul fornello a calore moderato.
Far cuocere per due o tre ore.
Girare gli ingredienti ogni tanto ed aggiungere altro vino se il peposo si asciuga eccessivamente.La carne dovrà risultare estremamente morbida.
Per chi non teme i sapori forti, a cottura quasi ultimata si può aggiungere ancora un po’ di pepe.
Tostare le fette di pane, in forno o sulla griglia, mettere una fetta nel piatto versare sopra il peposo e servire subito. Si può servire anche con la polenta.Io lo propongo accompagnato da un tortino di patate
Questa è una delle diverse versioni del piatto, dovute al fatto che è una preparazione popolare e quindi ognuno ha la sua. C’è chi ama sciogliere nel vino rosso 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro o 3 pomodori maturi frullati, chi lo aromatizza anche con foglie di alloro spezzate, chiodi di garofano e bacche di ginepro spicchi d’aglio leggermente schiacciati.
TORTINO DI PATATE AROMATIZZATO
Ingredienti: 1kg di patate, 1 o 2 spicchi d’aglio, sale, pepe, brodo q.b, salvia e rosmarino tritati, olio extravergine.
Mettere le patate a lessare con la buccia.
Passarle calde con lo schiacciapatate.
Tritare finemente salvia e rosmarino.Mettere in una teglia antiaderente l’ olio extravergine, l’aglio affettato e il brodo, scaldare bene.
Unire le patate, pressare con un mestolo e coprire, cuocere finché non si formerà una crosta croccante, tirare fuori dal fuoco, attendere qualche minuto poi girare aiutandosi con il coperchio leggermente unto, far formare la crosta anche sull’altro lato.
Qualche minuto prima di togliere dal fuoco spolverizzare con il trito aromatico e servire.
Dopo domani avrei da cucinare il peposo, è questo il piatto che ho pensato di fare ai miei ragazzi, a Giacomo e alla Giulia,figlia della Cecilia, che insieme hanno frequentato un corso di degustazione vini...non è possibile! ho pensato quando ho cliccato su "cucinare storie". La tua ricetta per il peposo era proprio lì, in prima pagina accompagnata dal tortino che non mi sembra niente male per sostitiure le patate lesse che avrei fatto io.
RispondiEliminaPer primo cosa mi consigli? Stavo pensando alle tagliatelle ai funghi o ad un risotto sempre con i funghi, ma alla Valentina sembrano un pò pesanti e non mi viene in mente altro da servire prima del peposo, forse una zuppa? Mi farebbe piacere un tuo consiglio, grazie e un abbraccio, Chiara
P.S Ti avevo telef.,te lo ha detto Eugenio? Eravate con il trekking
Scusa ma Eugenio non mi ha riferito, poi sono stata a Roma ed un'altra settimana è passata.
RispondiEliminaIo avrei fatto una zuppa o la crema di spinaci, o la farina gialla in brodo di zucca o la zuppa di verza, sono tutte molto buone, l'ultima è un po' più forte ma con il peposo comunque si sposa bene.Quella di zucca è quella più nuova, quella di spinaci raffinata.Magari il consiglio ti servirà per un'altra volta.Un abbraccio
Ivana
PS Naturalmente le trovi nell'indice del blog.
Fammi sapere come ti è venuto il peposo.