Il sapore degli amaretti che ho appena sfornato, con la nota dolce amara che li contraddistingue, fa affiorare il ricordo dei miei anni della scuola superiore.
Ero riuscita, a fatica, a strappare ai miei genitori il consenso di continuare gli studi, cosa che oggi può stupire, ma che nella mia famiglia era vissuto come motivo di ingiustizia, in quanto le mie sorelle, più grandi di me, non avevano potuto continuare a studiare per situazioni contingenti.
Devo alla loro intercessione l’esito positivo delle mie richieste; rassicurarono i miei genitori che mai sarebbero state sfiorate da gelosie essendo soddisfatte delle loro attività.
Del resto i tempi erano cambiati ed anche le condizioni di vita della nostra famiglia.
La scelta della scuola fu obbligata, il liceo classico neanche a pensarci, l’università era osare troppo, ragioneria neanche a parlarne, le donne negli uffici diventavano, secondo mio padre, le amanti dei “padroni”.
Ero riuscita, a fatica, a strappare ai miei genitori il consenso di continuare gli studi, cosa che oggi può stupire, ma che nella mia famiglia era vissuto come motivo di ingiustizia, in quanto le mie sorelle, più grandi di me, non avevano potuto continuare a studiare per situazioni contingenti.
Devo alla loro intercessione l’esito positivo delle mie richieste; rassicurarono i miei genitori che mai sarebbero state sfiorate da gelosie essendo soddisfatte delle loro attività.
Del resto i tempi erano cambiati ed anche le condizioni di vita della nostra famiglia.
La scelta della scuola fu obbligata, il liceo classico neanche a pensarci, l’università era osare troppo, ragioneria neanche a parlarne, le donne negli uffici diventavano, secondo mio padre, le amanti dei “padroni”.
Fare la maestra era un buon futuro e così fu, mi opposi fermamente alla scuola privata ed ottenni di poter frequentare le magistrali statali a Firenze.
Non sempre i sogni si svolgono come vogliamo, il primo anno fu difficile perché mentre io realizzavo una cosa importante moriva la mia migliore amica, così uscita da scuola correvo in ospedale per farle compagnia e fra una flebo e l’altra facevo le versioni di latino e studiavo letteratura.
Quell’anno ebbi dieci in pagella a latino.
Persi la mia più cara amica e la paura della morte mi invase.
Aspiravo a diventare una donna moderna , indipendente, mi misi alla ricerca di me stessa, mostrandomi più emancipata di quanto in realtà fossi davvero.
La scuola era logora, ormai trasmissione di un sapere superficiale porto senza entusiasmo, lì sono annegate le mie curiosità.
E’ nato il momento delle amicizie , degli amori, ma gli stimoli per lo studio sono diventati più flebili; la pigrizia giovanile, la mancanza di un progetto condiviso dalla famiglia, i compagni di studi, tutto ha giocato a sfavore.
Il diploma conseguito è stato una liberazione.
Un documento per volare verso l’indipendenza.
Una consapevolezza di scarsa cultura.
Tritare le mandorle spellate con due cucchiai di zucchero fino a ridurle in polvere(fig.1). Fare la stessa cosa con le armelline(fig.2).
Impastare le due farine di mandorle con il resto dello zucchero, 1 cucchiaio di farina, l’aroma di vaniglia e il pizzico di bicarbonato d’ammonio.
Unire a poco a poco gli albumi fino ad ottenere un impasto omogeneo e piuttosto denso(fig.3). Lasciar riposare la pasta coperta almeno per 10 minuti.
Gli amaretti riescono ancora meglio se l’impasto riposa per una notte prima della cottura. In questo caso mettere il bicarbonato d’ammonio al momento dell’uso.
Mettere la carta da forno su una teglia. Modellare gli amaretti con le mani facendo delle palline grandi come una piccola noce, disporle sulla carta distanziandole un po’. Far asciugare per circa 2 ore(fig.4).
Infine passare, per qualche istante della carta da cucina bagnata sugli amaretti o inumidire con un pennello .
Cuocere in forno caldo a 150° per circa 25/30 minuti, fino a quando gli amaretti saranno divenuti secchi ma friabili, se si vuole ottenere un amaretto molto secco adatto ad essere sbriciolato continuare la cottura a 50° con la funzione ventilato per 10 minuti.
Far asciugare su una gratella(fig.5).
Per ottenere amaretti dal cuore morbido formare con l’impasto grosse noci e cuocere i biscotti per 15 minuti circa a 160° / 170°(fig.6 –fig.7).
Per ottenere delle cialde occorre che l’impasto sia più morbido, utilizzando più albume, procedere normalmente facendo le palline che in cottura si allargheranno formando la cialda(fig.8).
Gli amaretti si conservano a lungo in vasi di vetro o scatole di latta(fig.9).
Questi biscotti sono famosi e in genere graditi, in pasticceria si usano per varie preparazioni quali semifreddi , coppe di gelato, ripieni di frutta e per il caratteristico bônet piemontese.
Non sempre i sogni si svolgono come vogliamo, il primo anno fu difficile perché mentre io realizzavo una cosa importante moriva la mia migliore amica, così uscita da scuola correvo in ospedale per farle compagnia e fra una flebo e l’altra facevo le versioni di latino e studiavo letteratura.
Quell’anno ebbi dieci in pagella a latino.
Persi la mia più cara amica e la paura della morte mi invase.
Aspiravo a diventare una donna moderna , indipendente, mi misi alla ricerca di me stessa, mostrandomi più emancipata di quanto in realtà fossi davvero.
La scuola era logora, ormai trasmissione di un sapere superficiale porto senza entusiasmo, lì sono annegate le mie curiosità.
E’ nato il momento delle amicizie , degli amori, ma gli stimoli per lo studio sono diventati più flebili; la pigrizia giovanile, la mancanza di un progetto condiviso dalla famiglia, i compagni di studi, tutto ha giocato a sfavore.
Il diploma conseguito è stato una liberazione.
Un documento per volare verso l’indipendenza.
Una consapevolezza di scarsa cultura.
AMARETTI PIEMONTESI
Ingredienti: 300g di zucchero, 200g di mandorle spellate o farina di mandorle, 80g di mandorle amare o 100g di armelline o essenza di mandorle amare q.b., 1 o 2 cucchiai di farina, albumi q.b.(2), odore di vaniglia, un pizzico di bicarbonato d’ammonio(facoltativo).Tritare le mandorle spellate con due cucchiai di zucchero fino a ridurle in polvere(fig.1). Fare la stessa cosa con le armelline(fig.2).
Impastare le due farine di mandorle con il resto dello zucchero, 1 cucchiaio di farina, l’aroma di vaniglia e il pizzico di bicarbonato d’ammonio.
Unire a poco a poco gli albumi fino ad ottenere un impasto omogeneo e piuttosto denso(fig.3). Lasciar riposare la pasta coperta almeno per 10 minuti.
Gli amaretti riescono ancora meglio se l’impasto riposa per una notte prima della cottura. In questo caso mettere il bicarbonato d’ammonio al momento dell’uso.
Mettere la carta da forno su una teglia. Modellare gli amaretti con le mani facendo delle palline grandi come una piccola noce, disporle sulla carta distanziandole un po’. Far asciugare per circa 2 ore(fig.4).
Infine passare, per qualche istante della carta da cucina bagnata sugli amaretti o inumidire con un pennello .
Cuocere in forno caldo a 150° per circa 25/30 minuti, fino a quando gli amaretti saranno divenuti secchi ma friabili, se si vuole ottenere un amaretto molto secco adatto ad essere sbriciolato continuare la cottura a 50° con la funzione ventilato per 10 minuti.
Far asciugare su una gratella(fig.5).
Per ottenere amaretti dal cuore morbido formare con l’impasto grosse noci e cuocere i biscotti per 15 minuti circa a 160° / 170°(fig.6 –fig.7).
Per ottenere delle cialde occorre che l’impasto sia più morbido, utilizzando più albume, procedere normalmente facendo le palline che in cottura si allargheranno formando la cialda(fig.8).
Gli amaretti si conservano a lungo in vasi di vetro o scatole di latta(fig.9).
Questi biscotti sono famosi e in genere graditi, in pasticceria si usano per varie preparazioni quali semifreddi , coppe di gelato, ripieni di frutta e per il caratteristico bônet piemontese.
Amaretti from Cucinare Storie
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