Per alcuni anni non avevo visto il mare.
Alcune vicende famigliari avevano interrotto la consuetudine del mese estivo che passavamo sul
litorale pisano.
La malattia mentale della nonna, quella
fisica di mamma e la nascita della figlia di mia sorella diciannovenne avevano
cambiato molte cose nella mia vita , vivendo una profonda esperienza di
abbandono e diventando zia bambina ; da piccola di casa ero retrocessa in una posizione meno
gratificante e addirittura scomoda di baby sitter, in erba, per forza.
Dopo alcuni anni la situazione migliorò e
con la voglia di riprendere la normalità fu prenotata una casetta nel bagno Marta a
Marina di Pisa. Ormai mi trovavo nel pieno dell'adolescenza, colma di rabbia e
senza sapere che persona sarei voluta diventare.
Mi stavo antipatica da sola.
Mettevo a dura prova tutti ma
soprattutto mia madre, in una sorta di silenziosa vendetta e rancore per
l'abbandono subito. Per fortuna mamma ne
era consapevole e forse poveretta viveva un assurdo senso di colpa anche se si era allontanata da casa non per propria volontà.
Il bagno Marta era piuttosto carino , messo a nuovo quell'anno, migliore di quelli
dove avevamo alloggiato precedentemente.
Le casette erano in muratura con verande e piccoli giardini.
C'era una terrazza vista mare sulla quale si affacciava il ristorante.
La spiaggia privata era ben tenuta.
Ero partita da casa con in valigia due tesori: un bichini di spugna leggera a righe bianche e
rosa pallido con un top leggermente imbottito che migliorava le dimensioni del
mio piccolo seno, e un vestito color crema con dei profili marroni, ma la cosa
stupenda erano due lembi che si annodavano in mezzo al seno e chiudevano un' apertura
a goccia che scendeva verso il ventre facendo
intravedere l'ombelico, insomma un abito precursore di una moda che sarebbe esplosa
molti anni dopo.
Una tragica mattina mi alzai e il mio splendido bichini era appeso, bagnato, ad
asciugare, mamma aveva approfittato del mio sonno sperando di farmene
indossare un altro; restai a letto finché potei indossarlo anche se umido; per tutto il mese fu solo quello.
In una splendida giornata scoprii che potevo piacere a qualcuno, nonostante il
piccolo seno.
Fu una strana estate acerba e matura, di sole e di scoperte.
Imparai ad apprezzare la frittura di pesce, infatti al ristorante Marta, in una
sala da pranzo con grandi vetrate che la inondavano di sole, scoprii la bontà di quel
piatto.
L'unico pesce che cucinava mamma a
casa era il baccalà e io allora lo
detestavo, mentre trovai delizioso il sapore e la consistenza di quel pesce che
si presentava croccante e poi si scioglieva in bocca con la dolcezza dei gamberi e la tenace delicatezza
degli anelli di calamaro.
Quando i piatti vivono nel ricordo è difficile replicarli.
Per molto tempo ho cercato di riprodurre quella frittura, merito sicuramente dell'ottimo pesce e di un' abile cuoca,
Ho finalmente il modo di comprare dell'ottimo pesce e credo di aver trovato il sistema per rendere di nuovo reale il ricordo... e il baccala? Che dire è diventato uno dei miei piatti preferiti.
Ingredienti per 4 persone :8 calamari, 4 cucchiai di farina di riso, semola rimacinata q.b, olio di semi di arachidi.
Mettere la farina di riso in una ciotola e mescolando diluire con acqua in modo da ottenere una pastella piuttosto fluida.
Scolare il fritto su carta assorbente da cucina
Ingredienti per 2 persone: 4 tranci di baccalà dissalato, 2 porri escluse le foglie più dure, peperoncino, olio extravergine, sale.
Chiudere i vasetti posizionando guarnizioni, tappi e ganci