In inverno io e mia sorella ci eravamo ammalate spesso, così il dottore aveva consigliato di farci cambiare aria in estate.
Allora non c’erano soldi in famiglia per fare delle vere vacanze, quindi fummo portate a Mercatale di Vernio e affidate a dei parenti.
Mia sorella fortunatissima fu ospitata da una nipote della mamma che faceva la sarta, era una brava cuoca, una persona allegra e per niente apprensiva, aveva due figli, mia sorella si divertiva molto con loro, girellavano per il paese, andavano al fiume, si inventavano giochi dalla mattina alla sera e a tavola c’era sempre qualcosa di buono.
Io, che avevo quattro anni, fui affidata alla cognata di mia mamma, in una situazione più protetta, infatti la zia non lavorava, ma era molto ansiosa, aveva una sola figlia un po’ più grande di me quieta e remissiva che non amava i giochi di fantasia ai quali io ero abituata.
Stavamo sempre nel giardino di casa, mi annoiavo, quando mia sorella veniva a trovarmi capivo che si svagava molto più di me. I suoi saluti erano frettolosi presa com’era dalle distrazioni; invece per me l’unico momento allegro della giornata era, a sera, l’arrivo dello zio, ma poteva concedere poco, giusto un giro nell’orto perché la moglie altrimenti lo rimbrottava.
La mattina, al risveglio, c’era la tortura del Vov, infatti la zia ci faceva bere un ricostituente che preparava con i gusci d’uovo fatti macerare nel marsala e non so che altra diavoleria ci mettesse, il puzzo d’uovo misto a quello del liquore mi nauseava e nella mia testolina cominciai a pensare di porre fine a quella situazione.
Decisi di chiudere la bocca al cibo.
A niente valsero preghiere e minacce, fu chiamata anche mia sorella perché mi convincesse, ma lei che conosceva la mia testardaggine capì ben presto che la mia decisione era irremovibile e si defilò.
Non ricordo quanti furono i giorni di digiuno, so che chiamarono i miei genitori e la mamma appena arrivata comprese subito il problema, avevo attuato lo sciopero della fame per ottenere il suo arrivo confidando nella sua comprensione come infatti avvenne, con un certo imbarazzo inventò una scusa e mi trasferì con mia sorella.
Appena arrivata nella nuova casa mi ricordo che addentai con voracità lo zuccherino che mi venne offerto e nessun dolce mi sembrò poter essere più buono.
Cominciarono delle vacanze incantevoli, liberi di andare e venire, noi quattro cugini, sprigionavamo la fantasia e i giochi duravano fino a sera.
Il mio primo sciopero della fame aveva dato i suoi risultati.
Il secondo fu a diciassette anni ma questa è un’altra storia…..
Allora non c’erano soldi in famiglia per fare delle vere vacanze, quindi fummo portate a Mercatale di Vernio e affidate a dei parenti.
Mia sorella fortunatissima fu ospitata da una nipote della mamma che faceva la sarta, era una brava cuoca, una persona allegra e per niente apprensiva, aveva due figli, mia sorella si divertiva molto con loro, girellavano per il paese, andavano al fiume, si inventavano giochi dalla mattina alla sera e a tavola c’era sempre qualcosa di buono.
Io, che avevo quattro anni, fui affidata alla cognata di mia mamma, in una situazione più protetta, infatti la zia non lavorava, ma era molto ansiosa, aveva una sola figlia un po’ più grande di me quieta e remissiva che non amava i giochi di fantasia ai quali io ero abituata.
Stavamo sempre nel giardino di casa, mi annoiavo, quando mia sorella veniva a trovarmi capivo che si svagava molto più di me. I suoi saluti erano frettolosi presa com’era dalle distrazioni; invece per me l’unico momento allegro della giornata era, a sera, l’arrivo dello zio, ma poteva concedere poco, giusto un giro nell’orto perché la moglie altrimenti lo rimbrottava.
La mattina, al risveglio, c’era la tortura del Vov, infatti la zia ci faceva bere un ricostituente che preparava con i gusci d’uovo fatti macerare nel marsala e non so che altra diavoleria ci mettesse, il puzzo d’uovo misto a quello del liquore mi nauseava e nella mia testolina cominciai a pensare di porre fine a quella situazione.
Decisi di chiudere la bocca al cibo.
A niente valsero preghiere e minacce, fu chiamata anche mia sorella perché mi convincesse, ma lei che conosceva la mia testardaggine capì ben presto che la mia decisione era irremovibile e si defilò.
Non ricordo quanti furono i giorni di digiuno, so che chiamarono i miei genitori e la mamma appena arrivata comprese subito il problema, avevo attuato lo sciopero della fame per ottenere il suo arrivo confidando nella sua comprensione come infatti avvenne, con un certo imbarazzo inventò una scusa e mi trasferì con mia sorella.
Appena arrivata nella nuova casa mi ricordo che addentai con voracità lo zuccherino che mi venne offerto e nessun dolce mi sembrò poter essere più buono.
Cominciarono delle vacanze incantevoli, liberi di andare e venire, noi quattro cugini, sprigionavamo la fantasia e i giochi duravano fino a sera.
Il mio primo sciopero della fame aveva dato i suoi risultati.
Il secondo fu a diciassette anni ma questa è un’altra storia…..
ZUCCHERINI
Ingredienti:
350 g di farina 00, 150 g di fecola, 4 uova, 40g di burro fuso, 75 g di zucchero, 1 bustina di lievito per dolci, 15g di semi d’anice, un pizzico di sale,1/2 bicchierino di liquore d’anice ( a piacere ).
Per la crosta di zucchero:
200g di zucchero,1 quartino d’acqua ( queste dosi bastano per glassare circa 23 zuccherini, poiché con la dose intera se ne ottengono circa 46 si dovranno ripetere le operazioni per la glassatura e gli ingredienti per 2 volte), zucchero a velo q.b
Fare un impasto ben lavorato con la farina, la fecola, lo zucchero, il lievito,(fig.1) le uova un po’ sbattute, il sale, il burro fuso, i semi di anice e il liquore d’anice(fig.2).
Con l’impasto formare delle ciambelline(fig.3-fig.4-fig.5), disporle su carta forno(fig.6 ) e farle cuocere in forno a 180° per circa 15/20 minuti, devono restare bionde(fig. 7). Farle raffreddare su una gratella(fig.8).
Far sciogliere in un tegame antiaderente sul fuoco 200g di zucchero con 1 quartino d’acqua(fig.9- fig.10). Quando lo zucchero diventa biancastro(circa 120gradi), ma è ancora liquido(fig.11), unirvi la metà delle ciambelline(fig.12) e rivoltarle con un mestolo in modo che la superficie si veli (fig.13), tenerle sul fuoco (fig.14) mentre lo zucchero si addenserà spolverizzare via via con zucchero a velo(fig.15) si formerà la caratteristica crosta bianca(fig.16-fig.17-fig.18). Togliere dal tegame gli zuccherini e distenderli su una gratella per farli raffreddare e asciugare(fig.19).
Ripetere l’operazione per i restanti zuccherini. Secondo la tradizione lo zucchero doveva essere fuso in un paiolo di rame
sul fuoco di legna. Oggi sul gas è meglio utilizzare una teglia antiaderente.
Con questa ricetta si otterranno degli zuccherini piuttosto chiari(fig.20), se si vuole ottenere uno zuccherino più brunito basta eliminare la fecola ed usare solo ½ Kg di farina 00.