lunedì 14 settembre 2020

Il calore del cibo

Eravamo stati sempre campeggiatori marittimi.
Quell'anno per fare felice mio marito, amante della montagna, decidemmo di provare a fare campeggio sulle Dolomiti. Scegliemmo  come meta Cortina D'Ampezzo per la sua  splendida valle e strategica posizione per molte escursioni .
Il campeggio era piccolo ma  accogliente e le nostre intenzioni  di genitori  erano di far amare ai nostri figli la montagna.
Quella fu l'estate più fredda in assoluto  delle ultimi decenni. Una perturbazione sostava in maniera permanente su tutta la vallata e le cime intorno al campeggio si coprirono di neve. Non avevamo un' attrezzatura  adeguata a quel freddo eccezionale né per la notte né per il giorno.
Dovemmo comprare alla Cooperativa nel centro del paese  sacchi a pelo di piuma d'oca, cappelli , guanti  e calzettoni di lana. Dormivamo rannicchiati nelle nostre mummie con le cerniere chiuse fino al collo e con il cappello in testa , infine per non morire congelati dovemmo comprare una stufetta. 
Io e mia figlia dodicenne rimpiangevamo il sole e il mare e ce ne stavamo immusonite nella roulotte. Mio marito affranto faceva brevi uscite con l'ombrello e si intristiva a vederci perennemente chiuse e accoccolate come malate.
Chi ci salvò, dalle vacanze che si prospettavano le più terribili, fu mio figlio che aveva  nove anni e che per temperamento non sopportava stare fermo e al chiuso. Cominciò a frequentare una  specie di veranda  in legno dove i ragazzi si riunivano a giocare a ping pong;  essendo abile giocatore fu accolto subito nel gruppo e cominciò ad insistere che la sorella lo seguisse per fare amicizia anche lei, riluttante ma  lo ascoltò e trovò un gruppo con cui pattinare, così cominciarono ad inserirsi.
Avevamo scelto un campeggio con piscina riscaldata ma il problema era uscirne, comunque iniziarono per loro i temerari bagni, il pattinaggio su ghiaccio e le amicizie.
Io ero la più riluttante, sentivo che ci osservavano per come eravamo arrivati sprovveduti, inoltre eravamo capitati in una zona di campeggiatori affiatati che si conoscevano da anni  e sembravano non voler accogliere nessun altro nella loro già numericamente consistente cerchia, tutti del nord Italia ma  per mia fortuna  tutti amanti della buona cucina.
Le loro roulotte erano attrezzatissime con  forni elettrici e barbecue di ogni foggia.
Erano gli anni in cui avevo cominciato ad appassionarmi alla  cucina e portavo i miei due quaderni di raccolte di ricette sempre con me. Quando capirono che venivo dalla Toscana si accese la loro curiosità culinaria.
Il giorno di Ferragosto  usavano fare un pranzo apparecchiando nello stradello su cui si affacciavano le roulotte e per garbo o per curiosità ci chiesero di partecipare. Ognuno preparava qualcosa di tipico. Io feci i crostini con il paté di fegatini e i biscotti di Prato, chiedendo in prestito un forno .
Fu un successo, imparai la ricetta dei canederli e dello sgroppino. Conobbi il barbecue a gas e pietra lavica che tutt'oggi possiedo. 
Nacque una bella amicizia culinaria. Insegnai a fare le meringhe , imparai da un signore modenese  a fare il pane di pasta dura e da sua moglie le tigelle con il pesto modenese. La cucina mia aveva scaldato corpo e cuore e  anche io cominciai ad uscire dal guscio roulotte, facemmo bellissime escursioni fra una pioggia e l'altra
Tornammo anche l'anno successivo, ormai avevo  il terzo quaderno di ricette e l'estate finalmente ci scaldò.

TIGELLE 

Le tigelle, una ricetta  tradizionale  dell'Emilia Romagna, sono adatte ad un aperitivo estivo o per scaldare una fredda serata invernale,  sono gradite sempre da tutti, grandi e piccini, giovani e meno giovani. Sanno di tradizione, convivialità e fanno parte delle buone e genuine ricette della cucina italiana. 

Ingredienti: 900 g di farina 0, 10 g di lievito di birra fresco o 160 g di lievito licoli rinfrescato e al raddoppio, 300 g latte, circa 200 ml  acqua, 10 g di sale, 50 g di lardo o  4 cucchiai d’olio extravergine, facoltativo: 1 cucchiaino di malto diastatico.

Una variante prevede di utilizzare 1 confezione di panna da cucina al posto del latte e quindi di aggiungere l’acqua necessaria per arrivare alla giusta consistenza della pasta.

Sciogliere il lievito in poco latte.
Disporre la farina a fontana, versare  al centro il lievito e tutti gli ingredienti, dosando latte e acqua a poco a poco.
Impastare bene, si può utilizzare anche la planetaria.

Lavorare  fino ad ottenere una pasta liscia e piuttosto elastica.
Lasciar lievitare l'impasto in un contenitore , coperto con un sacchetto finché  raddoppia il suo volume.  Lasciar lievitare in ciotola coperto con sacchetto, oppure dopo circa 1 ora a temp. ambiente  si può continuare  la lievitazione in frigo per tutta la notte naturalmente al mattino tenere di nuovo a temp. ambiente per circa un' ora. Formare palline da 35/40 g che si schiacceranno in cottura o spianare la pasta ad uno spessore di circa 1/2 cm e dare forma  alle tigelle con un bicchiere o coppa pasta, far lievitare coperte, io uso la scatola da pizza, o pellicola leggermente oliata in modo che non facciano crosta o tovaglia. Scaldare bene la tigelliera.

Disporre la pasta in ogni cavità. Cuocere su un lato per qualche minuto poi sull'altro. Tenere in caldo in un cestino con canovaccio coperte. 

Le tigelle vengono servite calde, farcite con salumi o pesto modenese e  affettati e formaggi vari, ma anche con verdure crude o grigliate e per finire come dolce  con mascarpone  marmellata o Nutella o noci e miele.

PESTO MODENESE

La classica tradizionale farcitura per le tigelle è il pesto modenese.

 Ingredienti: pancetta salata stesa o arrotolata 80 g , 2 salsicce, 1 rametto di  rosmarino,1 spicchio d'aglio , parmigiano q.b.

Tritare la pancetta nel robot riducendola a crema, unire la salsiccia spellata e amalgamare bene.Tritare il rosmarino fresco con l’aglio e unire all’impasto di salsiccia.

Grattugiare il parmigiano.Aprire la tigella, farcire con il pesto modenese, coprire con un cucchiaino di parmigiano, chiudere e servire. 


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